Auto e cinema, immagini in movimento e quattro ruote che entrano a far parte della storia narrata. Da sempre il cinema è stato affascinato dal movimento, all'inizio era un treno che arrivava uscendo da una galleria, mettendo paura al pubblico in sala, ancora incapace di distinguere tra finzione e realtà. Poi pian piano le automobili hanno cominciato a far sognare e, con il passare del tempo, il sogno si è trasferito sul grande e sul piccolo schermo.
Alcune auto sono diventate dei miti anche grazie al cinema, principalmente il cinema americano, ma anche il cinema italiano ha spesso utilizzato delle automobili che, in un certo senso, sono diventati dei veri e propri personaggi, a volte dividendosi il ruolo stesso del protagonista. Offriamo qui di seguito qualche accenno ad alcuni di questi film e ad alcune delle automobili (e non solo) che hanno accompagnato, su quattro ruote, il cinema italiano.
Non possiamo non partire che dal primo road movie italiano, stiamo parlando de Il sorpasso, uscito nel 1962. A sfrecciare per una Roma deserta il giorno di ferragosto è la Lancia Aurelia B24 spider con alla guida Bruno Cortona, interpretato dal grande mattatore Vittorio Gassman. Dopo aver coinvolto un giovane studente in legge a seguirlo, quella che doveva essere una breve uscita diventa un viaggio per l’Italia alla guida di questa meravigliosa autovettura, simbolo inequivocabile del miracolo economico italiano. Attraversando la famosa Via Aurelia si giungerà, sempre a bordo della Lancia, fino in Toscana, a Castiglioncello e a Calafuria. Si inseguiranno delle turiste tedesche, si faranno azzardati sorpassi, fino a giungere, dopo un film che fila via come una commedia, al drammatico esito finale. Anche in questo caso ad essere protagonista è sempre la mitica Lancia Aurelia.
Facciamo un piccolo passo indietro per immergerci in un altro capolavoro del cinema italiano, siamo nel 1960 all'interno de La dolce vita, dove il giornalista Marcello nella Roma di quegli anni, vivace, rumorosa, meravigliosa e piena di contrasti, si immerge in vari ambienti sociali, tra ricevimenti, ballerine, prostitute e salotti intellettuali. A far compagnia e dare atmosfera alla dolce vita non poteva mancare una bella automobile, in questo caso si tratta di una Triumph TR3A, spider con cui Marcello gira per le strade della capitale.
Ancora un altro passo indietro, ma rimaniano sempre ad un film di Fellini. A volte un’automobile non ha un ruolo centrale, ma bastano poche scene per renderla indimenticabile. È questo il caso de I Vitelloni, film uscito nel 1953. L’automobile in questo film rappresenta un’Italia in cambiamento, dove dei giovani, non più così giovani, amano vagabondare per Rimini in attesa dell’estate, o comunque di qualche occasione per passare il tempo in allegria. La scena più celebre è quella in cui Alberto, assieme agli altri vitelloni, mentre passa a bordo di una Lancia Artena a fianco ad alcuni operai, li schernisce mostrando loro il gesto dell’ombrello accompagnato da una pernacchia.
Nel 1964 Vittorio De Sica ci fa sognare con Matrimonio all'italiana, anche grazie a due attori d’eccezione come Marcello Mastroianni e Sophia Loren. Nel suo viaggio nella memoria questo film porta sulla scena vari ricordi, uno di questi vede Marcello Mastroianni andare a prendere la bella Sophia a bordo di una Alfa Romeo 6C 2500, ultimo modello uscito prima della seconda guerra mondiale.
Nel 1964 esce un altro capolavoro della commedia all'italiana, si tratta di Sedotta e abbandonata di Pietro Germi. Anche in questo film tuttavia, pur non essendo le auto ad essere protagoniste, in una scena chiave del film, una delle più belle del cinema italiano, vediamo comparire un’automobile.
Si tratta della famosa scena del falso rapimento di Agnese (Stefania Sandrelli), un rapimento che avviene ovviamente in piazza, davanti agli occhi di tutti, per mantenere quel (grottesco) senso dell’onore. La macchina del rapimento è una bella Fiat 1400, una delle macchine più riuscite di quel periodo. In Sedotta e abbandonata vediamo anche altre automobili facilmente riconoscibili, tra tutte possiamo ricordare la Fiat Campagnola della Polizia.
Pochi anni dopo, nel 1968, esce un’altra commedia, stavolta alla regia troviamo Mario Monicelli ed il film in questione è La ragazza con la pistola. È interessante affiancare questo film a Sedotta e abbandonata, in particolare per la scena del rapimento, che qui troviamo nella parte iniziale del film. Questa volta ad essere rapita è Monica Vitti, la macchina utilizzata per il rapimento è invece una sgangherata Fiat 508 Balilla, vettura con cui la fiat dette iniziò in Italia alla motorizzazione di massa.
Ma i film hanno dato ampio spazio anche a macchine un po’ ricercate, come ad esempio la Puma Dune Buggy rossa guidata da Bud Spencer e Terence Hill nel film Altrimenti ci arrabbiamo del 1974. In questo film la Dune Buggy diventa parte portante della trama stessa, i due protagonisti arrivano a pari merito ad una gara di corse e vincono proprio la macchina, che diventa oggetto di contesa, portando a varie avventure ed altrettante immancabili scazzottate. La famosa azienda automobilistica romana purtroppo fallirà nel 1993, la Dune Buggy rimarrà però sempre nei ricordi di tutti, con al volante l’indimenticabile Bud.
Una delle auto più utilizzate nel cinema è senza dubbio la mitica Alfa Romeo Giulia, famosa per le sue prestazioni e per essere la macchina adottata dalle Forze dell’Ordine. I film che la vedono come protagonista sono molti, dal poliziottesco al noir.
Tra i titoli possiamo ricordare Milano Calibro 9 (1972), Milano trema, la Polizia vuole giustizia (1973), ma anche La Polizia incrimina, la legge assolve (1973), per proseguire con Roma a mano armata (1976) e Napoli spara! (1977).
Molti sono gli inseguimenti mozzafiato in cui vengono coinvolte, tuttavia ci sono anche altri titoli più recenti in ci compare la Giulia, ad esempio ne La meglio gioventù (2003) oppure in Noi e la Giulia (2015) dove compare anche nel titolo, assumendo per tutto il film un vero e proprio ruolo, stavolta coi toni della commedia.
Nel film Quelli della calibro 38 (1976), altro tipico poliziottesco di quegli anni, nella parte finale del film troviamo un avvincente corsa a tutto gas su una Fiat 127, tra sterrati, strade sconnesse e salti che porteranno l’auto addirittura a proseguire il suo tragitto su un treno merci.
Alcune delle riprese utilizzate fanno parte di uno spot pubblicitario di questo modello e furono riutilizzate anche in altri film del genere.
Che ne sarebbe stato di Fantozzi senza la sua piccola e malconcia Autobianchi Bianchina? Probabilmente alcune delle sue tragiche avventure non avrebbero avuto lo stesso effetto, come non ricordare la famosa nuvoletta che seguiva il ragioniere e la sua Bianchina, così come i suoi vari incidenti, le portiere staccate e tanto altro ancora. A volte viene definita una “baracca”, eppure quella macchina era stata immaginata come una versione di lusso per dare qualcosa in più rispetto alla già famosa Fiat 500. Il primo Fantozzi esce nel 1975 mentre la Bianchina viene prodotta dal 1957 al 1969. Inizialmente la macchina venderà molto, poi pian piano il boom economico permetterà di guardare oltre e la macchina, ancora oggi, viene ricordata soprattutto per essere un’icona della proverbiale sfortuna fantozziana.
Nel 1977 esce la triste drammatica commedia Un borghese piccolo piccolo di Mario Monicelli. Anche qui il simbolo della piccola borghesia in cerca di riscatto viene affidato ad un’automobile, si tratta della Fiat 500 Giardiniera. Famosa la scena in cui Alberto Sordi alla guida della Giardiniera, incurante delle regole della strada, corre verso l’ufficio e, dopo essere arrivato, soffia un parcheggio all'ultimo secondo.
Nel 1983 esce il film Il tassinaro, diretto ed interpretato da Alberto Sordi. Un film con un titolo così non poteva che avere una macchina come compagna e protagonista muta di tante storie, in questo caso si trattava di una Fiat Ritmo, rigorosamente gialla. Quante vite e quante storie passano dentro un taxi, la Ritmo di Alberto Sordi ne ha ascoltate davvero molte, da un’aspirante suicida ad una improbabile coppia, fino ad arrivare a personaggi famosi, come Silvana Pampanini, Federico Fellini e perfino l’allora Ministro degli Affari Esteri Giulio Andreotti.
Non solo autovetture, nel film di Luigi Comencini Un ragazzo di Calabria, uscito nel 1987, ritroviamo come protagonista un ragazzino che ama correre, inizialmente per le strade del suo piccolo e sperduto paesino, servito da una vecchia e polverosa corriera. Protagonista indiscusso è il ragazzino, ma è indimenticabile il ruolo di Gian Maria Volontè, autista di quel vecchio autobus Fiat 626 RNL. L’autista di quell'autobus sogna e fa sognare quel ragazzino dal grande talento, contraddendo anche il burbero padre, interpretato da Diego Abatantuono. Senza quell'autobus che sprigionava vecchiume il film non sarebbe stato lo stesso.
Rimanendo in ambito “non solo autovetture”, un capitolo a parte meriterebbe la Vespa, comparsa in moltissimi film. Il primo film in cui la ritroviamo è Domenica d’agosto di Luciano Emmer, siamo nel 1950, ancora prima del celebre Vacanze romane. Da quel momento la vediamo in numerosi film, ad esempio Poveri ma belli (1956), I soliti ignoti (1958), La dolce vita (1960) solo per citarne alcuni.
Tuttavia sarà nel 1993, con Caro diario di Nanni Moretti, a diventare vera e propria protagonista e compagna di viaggio e di riflessioni.
Anche in tempi recenti più recenti sono usciti film che hanno fatto delle automobili un personaggio chiave, nel 1997 esce per esempio il film Tre uomini e una gamba di Aldo, Giovanni e Giacomo. I tre protagonisti partono da Milano alla volta di Gallipoli alla guida di una Daewoo Nubira station wagon.
Come è normale che sia alcuni film possono avere sorti negative, ad esempio il film di Maurizio Nichetti Honolulu baby del 2001 ricevette varie critiche e non ottenne un grande successo di pubblico. Nonostante ciò rimase impressa in molti spettatori la scena del protagonista che, a bordo di una Fiat 500, ogni mattina si trova a dover affrontare i vari lavatori di vetri ai semafori, a volte parecchio insistenti. Il giorno in cui Maurizio Nichetti, alla guida della 500, non avrà monete da offrire, si vedrà costretto a fare manovre assurde e veloci pur di evitare i malcapitati lavatori di vetri.
Vecchie automobili non esitano a comparire anche in film recenti, nel 2010 esce il film 18 anni dopo di Edoardo Leo, dove abbiamo come protagonista dell’intera trama una vecchia Morgan Plus 8. Sarà a bordo di quest’auto che due fratelli, ormai da tempo divisi per vecchie incomprensioni, saranno costretti a partire insieme da Roma per raggiungere la Calabria, avendo così l’occasione di rispolverare vecchi ricordi, appianare vecchie ruggini e svelare qualche mistero legato al passato.